Era un tranquillo e a tratti noioso pomeriggio di studio, chiuso in casa, con le finestre spalancate per provare a far entrare un filo d’aria. Non si muoveva neanche una foglia, oppressi dall’afa e dai 30 gradi all’ombra. Mi arriva un messaggio da Rita Repetto, una cara amica che ha fondato l’associazione La Pulce nell’Orecchio in memoria di sua sorella Roberta e fa un gran lavoro sul tema delle sette e della manipolazione mentale. Rita mi dice che le hanno mandato un articolo di giornale in cui si dice che il cancro al colon possa essere curato con lo sport in alternativa alla chemioterapia.
È difficile col clima caldo e umido di Latina riuscire a provare un brivido, ma questo articolo è riuscito nell’impresa. L’articolo non citava quale fosse lo studio (dovete sapere che la versione attualmente online dell’articolo è stata modificata, ma quella iniziale la potete trovare qui) e dunque come si fa a verificare se uno studio dice davvero quella cosa se quello studio non viene citato?
Diciamo che il racconto dello studio mi ha fatto supporre che si trattasse di uno studio che avevo letto, questo qui:
Non servono grandi competenze scientifiche o linguistiche per notare che già nel titolo lo studio è molto chiaro: indaga il ruolo dello sport “after” ovvero “dopo” la chemioterapia. Quindi non “senza” come titola Repubblica.
Decido di fare un post dove invito il giornale a riformulare, non per questioni formali ma perché questo tipo di comunicazione fa male a tutti. Pensate a una persona che riceve una diagnosi di cancro al colon e alla quale viene proposta una chemioterapia, che sappiamo avere effetti tutt’altro che gradevoli. Cosa penserà? Si chiederà “perché su di me non provano gli effetti dello sport senza chemioterapia?” insomma, secondo me è importante correggere il tiro.
Dopo qualche giorno di silenzio, appare un corsivo sull’articolo di Repubblica:
Ora, che la platea dell’ASCO abbia applaudito lo studio non mi sorprende: è fantastico, scritto benissimo, ed è una notizia incredibile. Infatti, lo studio dimostra che nelle persone che hanno fatto la chemioterapia, e sono ad alto rischio recidiva (ovvero che il tumore ritorni), fare un programma personalizzato di esercizio fisico, riduce molto la probabilità che il cancro ritorni. Chi non applaudirebbe a tutto ciò?
Peccato però che non è ciò che hanno scritto nell’articolo. Infatti, l’articolo parla di esercizio fisico SENZA chemioterapia. E accusa “blasonati lettori” di aver “criticato in maniera sbrigativa” poiché hanno “letto solo titoli e sommario e non il testo”.
E no. Il testo, purtroppo l’avevo letto.
E il testo parla di “alternativa” alla chemioterapia. Di “Attività fisica che evita la chemio”, di possibilità di tener lontana la malattia “senza bisogno di chemioterapia”. Quindi no, direi che i “blasonati lettori” non sono stati superficiali.
Poi c’è da dire una cosa, la realtà dei fatti è che la maggior parte delle persone legge solo i titoli, e quindi proprio nei titoli di giornale si dovrebbe fare ancora maggior attenzione a ciò che si scrive e ai messaggi che possono passare.
Si parla sempre del web e dei social come il luogo dove nasce la disinformazione, e invece, credo che per una volta proprio grazie ai social sia stata corretta una notizia che poteva indurre a pensare cose non vere. Mi auguro che ci sia maggiore attenzione da parte dei giornalisti, che rimangono un fondamentale punto di riferimento per moltissime persone, rispetto ai messaggi che comunicano.
E noi portiamo a casa la bellissima notizia che l’esercizio fisico è utilissimo e importante, in questo caso per ridurre il rischio di recidiva, ma anche per fare prevenzione. Quindi mi raccomando: facciamo sport, facciamo movimento, e seguiamo una sana alimentazione, perché è proprio vero che prevenire è meglio che curare!
Io torno a studiare,
buona domenica
Gianluca