Disperato bisogno di giovani
Qualche paradosso tra tassi di fecondità, debito pubblico, e altri guai per i giovani e non solo.
Un bellissimo studio apparso su The Lancet ha preso i dati di fecondità di 204 paesi nel periodo 1950-2021 e li ha utilizzati per fare una stima di quella che potrebbe essere la situazione nel 2100.
La primavera porta con sé grande ottimismo e speranza per il futuro, è quel periodo in cui la natura rifiorisce, le ferie si avvicinano, il maltempo si allontana e il sole domina incontrastato le nostre giornate. Cosa può andar storto? L’arrivo della mia newsletter. Scherzo, ma non troppo.
Lo studio mostra che la fertilità sta diminuendo a livello globale, con tassi in più della metà di tutti i paesi e territori nel 2021 al di sotto del livello di sostituzione. Cosa significa? Che nascono meno persone di quante ne muoiono. Solo un piccolo numero di paesi ha sperimentato anche un leggero rimbalzo della fertilità dopo il tasso più basso osservato, senza che nessuno abbia raggiunto il livello di sostituzione. Inoltre, la distribuzione dei nati vivi in tutto il mondo sta cambiando, con una percentuale maggiore che si verifica nei paesi a basso reddito. I futuri tassi di fertilità continueranno a diminuire in tutto il mondo e rimarranno bassi anche in caso di attuazione efficace delle politiche pro-natali.
“Questi cambiamenti avranno conseguenze economiche e sociali di vasta portata a causa dell’invecchiamento della popolazione e del calo della forza lavoro nei paesi a reddito più elevato, combinati con una quota crescente di nati vivi tra le regioni già più povere del mondo.”
Prima di studiarlo, non riuscivo a cogliere gli enormi pericoli insiti nell’invecchiamento della popolazione. Generalmente gli articoli ne parlano come di un fenomeno inevitabile dicendo le solite cose: “porta con sé sfide economiche, sociali e lavorative”. Ma cosa significa davvero? Cioè, per esempio, a noi cosa cambia?
Un esempio lampante, di cui non sento mai parlare, sarà l’incapacità di raccogliere dalle donazioni abbastanza sangue per tutti coloro che ne hanno bisogno. E se pensate che le trasfusioni di sangue servano solo a chi ha una grave emorragia a causa di un incidente stradale state pensando a un’evenienza piuttosto remota rispetto a necessità molto meno note ma ben più rilevanti: persone che hanno malattie del sangue che richiedono costanti trasfusioni per tutta la vita, persone che hanno una grave anemia a causa di patologie oncologiche e ovviamente tutto il sangue che serve per gli interventi chirurgici. Il plasma raccolto aiuta persone con problemi di coagulazione, le piastrine vengono date a persone che hanno importanti rischi di emorragie. Insomma, la platea di persone che possono aver bisogno di una trasfusione è davvero importante e per questo ricordiamo che donare sangue è veramente un gesto importante e utile per la collettività. Tuttavia normalmente si può donare fino a 60 anni, in alcuni casi fino a 65. I trend di invecchiamento della popolazione potrebbero metterci nella difficile condizione in cui avremo pochi donatori giovani incapaci di soddisfare tutti i bisogni dei pazienti.
Sempre legato alla sanità, ma dal punto di vista economico questa volta, è il trend di costante aumento della spesa pubblica. Gli anziani da un lato si trovano ad avere un’aumentata esigenza di assistenza sanitaria, dall’altra spesso vivono l’iper medicalizzazione che - per medicina difensiva o solo per farli sentire presi in considerazione - li inserisce in un tunnel senza fine di esami, controlli e consigli di integratori e rimedi spesso tanto costosi quanto inutili. Tutta questa spesa, in larga parte a carico dello Stato, dovrebbe essere sostenuta dai contribuenti, ovvero i lavoratori che sul proprio reddito pagano tasse, imposte e contributi previdenziali. Ovviamente a ciò si aggiunge la reale esigenza di persone più fragili di avere assistenza. Un’assistenza - quella sanitaria - che non è fornita solo dagli strumenti, ma soprattutto dalle persone. Non basta acquistare più macchinari se non ci sono persone a farli funzionare. E tutto ciò ha un costo.
Così, se da un lato la spesa aumenta, dall’altro la popolazione giovane e attiva lavorativamente diminuisce, tirando al ribasso le entrate dello stato. E se le entrate diminuiscono e le spese aumentano cosa succede? Deficit. Debito. Che si spalma sulle future generazioni, che, tuttavia, senza invertire questo trend, si troveranno solo in difficoltà maggiori delle nostre.
Comprendere questi andamenti è fondamentale, non per deprimerci allegramente, ma per capire il contesto in cui viviamo e quali azioni possiamo intraprendere - se possibile - per tutelarci.
E nei prossimi appuntamenti continueremo a parlarne cercando di approfondire ciascun aspetto: previdenziale, di assistenza sanitaria e di implicazioni finanziarie.
A presto e per ora, buona domenica,
Gianluca